« La vetrina della collezione di sabbia era la meno appariscente ma pure la più misteriosa, quella che sembrava aver più cose da dire, pur attraverso l'opaco silenzio imprigionato nel vetro delle ampolle. »

« C'è una persona che fa collezione di sabbia. Viaggia per il mondo, e quando arriva a una spiaggia marina, alle rive d'un fiume o d'un lago, a un deserto, a una landa, raccoglie una manciata d'arena e se la porta con sé. Al ritorno, l'attendono allineati in lunghi scaffali centinaia di flaconi di vetro entro i quali la fine sabbia grigia del Balaton, quella bianchissima del Golfo del Siam, quella rossa che il corso del Gambia deposita giù per il Senegal, dispiegano la loro non vasta gamma di colori sfumati, rivelano un'uniformità da superficie lunare, pur attraverso le differenze di granulosità e consistenza, dal ghiaino bianco e nero del Caspio che sembra ancora inzuppato d'acqua salata, ai minutissimi sassolini di Maratea, bianchi e neri anch'essi, alla sottile farina bianca punteggiata di chiocciole viola di Turtle Bay, vicino a Malindi nel Kenia.

In un'esposizione di collezioni strane che c'è stata di recente a Parigi - collezioni di campani da mucche, di giochi di tombola, di capsule di bottiglie, di fischietti di terracotta, di biglietti ferroviari, di trottole, d'involucri di rotoli di carta igienica, di distintivi collaborazionisti dell'occupazione, di rane imbalsamate -, la vetrina della collezione di sabbia era la meno appariscente ma pure la più misteriosa, quella che sembrava aver più cose da dire, pur attraverso l'opaco silenzio imprigionato nel vetro delle ampolle. »


Italo Calvino, “La Collezione di Sabbia”

«Mi sono posto più volte alcune domande: “ma che cos’è un archivio?”, “ che cosa possiamo intendere come archvio nella nostra vita quotidiana? “dove si nascondono?”, “ che formano possono prendere oggi, nel nostro contesto storico e sociale?”

Un archivio per definizione è “un complesso ordinato e sistematico di atti, scritture e documenti prodotti e/o acquisiti da un soggetto pubblico o privato (ente, istituzione, famiglia o individuo nel normale esercizio delle proprie funzioni), durante lo svolgimento della propria attività, e custoditi in funzione del loro valore di attestazione e di tutela di un determinato interesse”.

Il luogo che provvede a contenere questa accumulazione, a sua volta, viene chiamato Archivio.

All’interno della sede di Ar.Ri.Vi ho incontrato queste vecchio mobile di legno a cassetti, su ognuno di essi vi era un’etichetta classificatoria.

“Ecco cos’era un archivio”, pensai. Un vecchio mobile che viene da una cantina, nel quale erano archiviati spartiti musicali, dischi e chissà cos’altro. Qualcosa che fose andava al di là della Musica o di qualunque criterio classificatorio o archivistico.

Questo non ci è dato saperlo con certezza.

Alla fine la pratica dell’archiviare è qualcosa che ci appartiene forse inconsapevolmente; in ogni angolo della nostra vita o della nostra memoria si nasconde un archivio; ciò che cambia forse sono le forme e le dinamiche che questi archivi possono assumere oggi, che a volte ragionano, classificano e ordinano al nostro posto. A volte sappiamo governali, a volte li subiamo.

Ho deciso che m sarei impossessato di questo vecchio archivio, attraverso il mio contesto storico, il mio spirito del tempo e ciò che ci appartiene: la sua imponenza fisica e strutturale si alleggerisce attraverso la digitalizzazione in un sito web che permette di accedere ai suoi cassetti nel quale ho messo ciò che io ho pensato d archiviare seguendo le sue etichette all’interno del web.

Dialogare con le forme del passato attraverso gli strumenti del presente per costruire nuove possibilità di ricordare nel futuro.

Questa è la mia nuova definizione di Archivio adesso.


pfp

2010

Sito web (non on-line), mobile archivio


Mash Up, sul concetto di Archivio.


View of the Installation at AR.RI.VI - Archivio Ricerca Visiva, MilanoLa_Vetrina_della_Collezione_di_Sabbia.....html