These sentences comment on art, but are not art
(Sol Lewitt, Sentences on conceptual Art, 1969, Art and Language)


Come nella mia ricerca artistica, anche nel mio lavoro di Tesi per la conclusione del mio MA in Arti Visive e Studi Curatoriali, ho approfondito i legami tra Arte e Pratica del Quotidiano.

La domanda sulla quale m’interrogo nella mia ricerca è se sia possibile ipotizzare una nuova serie di display "inattesi" e di pratiche per la speculazione teorica dell'arte, e in generale, della cultura, che siano orientati a rileggere gli spazi della quotidianità, del banale e della ripetizione.


Gli spazi dell'infraordinario come li definisce Georges Perec.

Non c'è bisogno di qualcosa di straordinario, c'è solo bisogno di riscoprirlo.


Spettacolarizzare il Reale ci ha proibito il privilegio di recuperare la banalità. Tutto ciò che è ordinario, consueto abituale e famigliare è taggato nel regime della banalità mentre tutto ciò che ci stupisce, è al di fuori del nostro abituale ed è quindi straniante ed alienante. Questo sembra essere diventato l’unico metro di valore per la Realtà che ci si illude di conquistare.

Ripensando il Mondo in sé, anche nella sua banalità e ripetizione del quotidiano, i due universi paralleli tra la cosiddetta cultura alta e cosiddetta cultura bassa collassano inevitabilmente nella mia esperienza, per rimescolarsi insieme nella dinamica dello scambio.


E' quello che Jacques Ranciere illustra ne "Il Maestro Ignorante" con l'esperienza di Joseph Jacotot, docente universitario a Lovagno nel 1818, che teorizzò come la trasmissione del sapere è uno scambio nel quale non si presuppone chi sa e chi non sa, ma ognuna delle parti cede qualcosa all'altro, orizzontalmente.


Di conseguenza, la mia tesi rappresenta un display inaspettato (o imprevisto), che non si formalizza nella forma Libro come rapporto verticale "io che so scrivo e tu che non sai leggi" ma è un oggetto multiautoriale della quotidianità, che si colloca in un posto qualunque del quotidiano, fruibile da chiunque, anche per caso e, proprio per questo, stando nel flusso del mondo, può aprirsi a un dibattito e a una successiva discussione imprevista. Al di fuori di qualunque schematismo.

Questa ricerca rifiuta dunque come risultato finale la forma libro e la struttura della tesi verte sulla raccolta di una serie di commenti aperti di persone che ho conosciuto casualmente nel corso di questi anni, a cui ho chiesto di commentare una citazione tratta dal materiale biblio-filmo-sitografico che costituisce il terreno della tesi e si rifanno quindi a un discorso sul Quotidiano. Ognuno su piani e livelli diversi.

Ogni citazione è diversa e scelta appositamente per quella persona.

I commenti sono aperti. Questo vuol dire che non esiste nessun vincolo, nessun parametro. Semplicemente ognuno potrà rispondere come vuole.

Per praticità, gli unici vincoli sono la lingua italiana o inglese. Ho deciso di mantenere la lingua originale sia per le citazioni sia per i commenti (qualora fosse italiana o inglese) per evitare che la traduzione potesse alterare le sfumature di significato di parole che non sono mie, e per rispetto intellettuale alle fonti e agli intenti del mio lavoro di ricerca.


Grazie.

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